30/01/2010 - Roma

Anno giudiziario al via con la protesta dei magistrati

Lo avevano annunciato, hanno mantenuto la promessa: all'inaugurazione dell'anno giudiziario, in molte delle 26 città sedi di Corte d'appello, i magistrati, Costituzione alla mano, hanno abbandonato in massa le rispettive aule, nel momento in cui prendeva la parola il rappresentante del governo. Una protesta riuscita, come sottolinea l'Anm; mentre secondo il ministro della Giustizia Angelino Alfano l'iniziativa ha avuto "tante defezioni".

La protesta. In molte parti d'Italia, i magistrati escono in massa, in silenzio, toga nera sulle spalle e Carta fondamentale in in mano. Rivendicano di essere "uniti e compatti" nella protesta, di "parlare con una voce da Milano a Palermo" per esprimere tutto il loro "disagio" per la politica del governo: la giustizia non funziona, non si stancano di denunciare, eppure nessuna riforma "vera" viene messa in campo, solo riforme "distruttive", come quella del 'processo breve', "devastante"; niente risorse per uffici giudiziari "al collasso", vicini alla "paralisi". Il tutto accompagnato da "attacchi e aggressioni" continue, a cominciare da quelli del presidente del Consiglio.

L'Anm. "Oggi per la magistratura italiana è una giornata importante. Abbiamo dimostrato di essere uniti e compatti, non importa quanti hanno manifestato il pacato dissenso anche una sola persona basta": questo il commento del presidente dell'associazione, Luca Palamara. "In molte città come Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo, abbiamo registrato una massiccia e composta adesione ad una iniziativa che non è rivolta contro una persona ma contro una politica. In questo modo non si può andare avanti senza riforme della giustizia e con insulti: i magistrati italiani oggi dicono basta".

Il Guardasigilli. Diverso il punto di vista di Alfano, che a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario all'Aquila sulla protesta dice: "Mi pare che abbia registrato numerose defezioni. E' la prima volta che si verificano tutte queste defezioni in riferimento ad una protesta ed esse sono il termine di misura della irragionevolezza della protesta che ha come unica esigenza quella di avviare la campagna elettorale per il rinnovo del Csm". Il ministro aggiunge che le riforne saranno fatte anche senza dialogare con l'Anm, perchè è più utile "confrontarsi con i magistrati che operano sul campo", ascoltare dalla voce dei capi degli uffici le proposte per "abbattere" le migliaia di processi che si sono accumulati.

Mancino sul processo breve. Da Firenze, il vicepresidente del Csm auspica "uno sforzo straordinario" per dotare la macchina della giustizia di risorse adeguate. Le riforme a suo giudizio vanno fatte in maniera condivisa e senza fretta, altrimenti si rischia "l'instabilità". A cominciare proprio dal processo breve, un ddl sul quale il Parlamento,  "che è sovrano", deve però ascoltare "le opinioni": "Se vogliamo la ragionevolezza e la giustezza, si può dire che non necessariamente un processo deve andare a tre gradi di giudizio ma guai se si ferma perché è finito il tempo".



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