La figura di Henry Dunant

Storia della Croce Rossa, indice

  1. La figura di Henry Dunant
  2. La battaglia di Solferino
  3. La Prima Convenzione di Ginevra
  4. Nascita della Croce Rossa in Italia
  5. Dunant: da barbone a Premio Nobel
  6. Grandi Guerre ed impegno civile
  7. La Croce Rossa Italiana oggi
  8. Il dibattito sul simbolo
  9. Storia a fumetti e conclusioni

Un giorno dell’anno 1895 un giovane giornalista svizzero, George Baumberger, approdava ad Heiden, piccolo villaggio del cantone di Appenzell sulle colline a sud del lago di Costanza, nella pensione Paradiso. In quella pensione viveva oramai da diversi anni, dimenticato da tutti e in solitudine, il padre fondatore della Croce Rossa, Henry Dunant. Il mondo intero oramai ignorava persino che fosse ancora in vita.

La sua ultima apparizione in pubblico era stata a Londra il 1° febbraio 1875 (aveva allora 47 anni) durante il congresso internazionale convocato da un’associazione da lui stesso fondata 5 anni prima, il cui scopo era “l’abolizione completa e definitiva della tratta dei negri e del commercio degli schiavi”.

Questo legame tra l’organizzazione che opera nel teatro dei conflitti in ogni parte del mondo e il tema dell’abolizione della schiavitù non è casuale: ci aiuta anzi a meglio comprendere il contesto storico nel quale si sviluppano le idee cardine di un emblema divenuto a noi così familiare, un emblema che ci accompagna quotidianamente, e non più soltanto dove ci sono morti e feriti nelle guerre che periodicamente insanguinano gli angoli più sperduti del nostro pianeta, ma dovunque si creano situazioni di sofferenza e richieste di aiuto.

Ebbene, il contesto storico è quello dell’Europa alla metà del diciannovesimo secolo, in particolare la Svizzera calvinista. Come noto, il credo calvinista si differenzia sensibilmente dalle altre religioni nell’approccio verso gli affari mondani e la vita economica, considerato non un indulgere verso i piaceri terreni, ma un modo di realizzare compiutamente il senso della propria esistenza. Il diciannovesimo secolo è l’epoca dei filantropi, delle menti illuminate che sovente rinunciano ai propri privilegi per intraprendere strade nuove: la dedizione verso il prossimo non è vissuta con spirito pietistico, ma come segno di civiltà, di apertura mentale, di elevazione culturale. La Svizzera è la patria della neutralità, ma anche il paese che ospita rifugiati, uomini d’arte e di scienza, futuri premi Nobel come quell’oscuro impiegato dell’Ufficio Brevetti di Berna che ai primi del Novecento avrebbe rivoluzionato la fisica contemporanea.

Sono questi gli ambienti che hanno generato il pensiero di Henry Dunant e, insieme ad esso, le vicende che favorirono il successo della sua opera presso i potenti della terra, allora come oggi. Da storici e studiosi Dunant venne definito talvolta un visionario; ma se così non fosse, la sua utopia non avrebbe potuto trasformarsi in quella realtà così concreta e aderente ai bisogni umani più elementari e urgenti. A Dunant va riconosciuto il merito di aver visto lontano e di non aver mai vacillato nella sua convinzione di essere nel giusto, anche quando i contrasti personali e  il fallimento economico provocarono il suo allontanamento dalla società Ginevrina.

Nato a Ginevra l’8 maggio del 1828, Jean Henry Dunant appartiene a una famiglia agiata. Il padre è commerciante e consigliere alla Camera delle Tutele per la sorveglianza e protezione degli orfani. Ma nella formazione della sua personalità è la figura della madre che ha un peso determinante: gli trasmette sensibilità d’animo, profondità di sentimenti e grande attenzione alla condizione di vita della gente. Sua madre, donna pia e devota, sviluppò in lui l'amore verso il  prossimo. Successivamente, aderendo alla "Società della Carità", Dunant sacrificherà il suo tempo libero per visitare i bisognosi, gli infermi, i detenuti. Come riferiscono i biografi, aveva cominciato a prendersi cura dei “feriti” del tempo di pace già parecchi anni prima di occuparsi dei feriti di guerra.

Successivamente, riunirà amici attorno a sé per lo studio della Bibbia e per risvegliare la gioventù alla "causa di Dio". Queste riunioni del "giovedì" si trasformeranno ben presto nella "Unione Cristiana delle giovani Genti", nucleo originario del movimento internazionale ed ecumenico fondato a Parigi nel 1855 in occasione dell’Esposizione Universale. Oggi si sa che  egli ha contribuito con la sua azione e la sua corrispondenza, e notoriamente con le sue famose lettere-circolari, alla fondazione dell'Alleanza universale delle Unioni Cristiane delle Giovani Genti, più nota sotto il nome di YMCA, a tutt’oggi assai diffusa.

Il nome di Henry Dunant è legato a quello di tre donne straordinarie:

l'americana Harriet Beecher Stowe, autrice del libro “La capanna dello zio Tom”, testo fondamentale nella lotta contro la schiavitù, pubblicato nel 1852 e  tradotto in varie lingue. Dunant conobbe personalmente la Stowe, e il tema dell’antischiavismo influenzò una sua opera giovanile "Informazione sulla reggenza di Tunisi'', oltre che il suo impegno della maturità in Inghilterra.

Florence  Nightingale (Firenze 1820 – Londra 1910),  l'eroina della guerra di Crimea meglio nota come La signora con la lampada, considerata la pioniera della moderna professione di infermiere e dell'organizzazione degli ospedali da campo militari. Anch’essa fu conosciuta dal Dunant in gioventù.

Bertha von Suttner, premio Nobel per la Pace (1905), autrice dell’opera “Die Waffen nieder!“,  bestseller tradotto in 20 lingue e considerato ancor oggi pietra miliare del pacifismo: determinante fu l’influenza esercitata dalla von Suttner su Alfred Nobel, per il conferimento del Premio per la Pace a Dunant nel 1901.

La figura di Dunant come uomo d’affari è strettamente legata, nel bene e nel male, alla sua attività umanitaria. L’esperienza lavorativa, iniziata a 25 anni nel settore bancario, continuò successivamente con la “Compagnia delle colonie svizzere di Sétif“ a Mons-Djemila in Algeria, conquistata un quarto di secolo prima dalle armi francesi. Dunant studia l’arabo e, contrariamente alla maggior parte dei cristiani del suo tempo ancora fermi ad un atteggiamento negativo e conflittuale nei confronti dell’Islam, matura per questa religione ammirazione e rispetto. Si lega alle popolazioni indigene e sviluppa il progetto dell’installazione di mulini per la produzione di cereali.

Egli voleva fare dell'Algeria il granaio della Francia. Per fare ciò aveva bisogno di concessioni per la lavorazione di terreni e per la loro irrigazione, che il governo algerino non deliberò mai. In quel periodo scrisse un libro stravagante intitolato "L'Impero di Carlo Magno ripristinato o il Santo Impero romano ricostituito da Napoleone III", dedicato all'imperatore. Proprio la sua decisione di recarsi da Napoleone III in persona per perorare la causa dei contadini algerini fu la vicenda che influenzò profondamente la sua vita di uomo d’affari: l’imperatore francese in quel momento si trovava in Italia, in Lombardia, alla testa dell’esercito francese impegnato a fianco del piccolo Regno di Sardegna contro le truppe austriache guidate dal giovane imperatore Francesco Giuseppe.


  1. La figura di Henry Dunant
  2. La battaglia di Solferino
  3. La Prima Convenzione di Ginevra
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