Nutrizione Enterale Domiciliare
NED: come funziona
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Il paziente con insufficienza renale è molto spesso un malnutrito: la gastrite uremica determina anoressia, inappetenza, nausea e talvolta vomito.

Praticamente tutti questi pazienti devono ridurre l'apporto di proteine in modo da ridurre la produzione di urea e dunque abbassare l'azotemia: gli stessi tentativi di restringere l'apporto proteico con diete non appropriate può determinare deficienze di importanti principi alimentari (zinco, ferro, calcio, vit.C e vitamine del gruppo B).

Molti pazienti, inoltre, sono costretti a rinunciare per lunghi periodi alle loro abitudini dietetiche: questo molto spesso genera diete inadeguate.

Nei pazienti sottoposti a dialisi peritoneale o emodialisi questi trattamenti causano perdita di proteine o di aminoacidi e dunque contribuiscono al depauperamento nutrizionale del paziente.

La Nutrizione Artificiale con introduzione per sonda di soluzioni nutrizionali a composizione adattata al paziente uremico, permette di migliorare lo stato di nutrizione e contemporaneamente abbattere i valori di azotemia.

Esistono varie tecniche: una di queste prevede l'uso di soluzioni di amminoacidi essenziali ed istidina. Mancano gli amminoacidi non essenziali che vengono sintetizzati dal paziente; questa sintesi richiede il riutilizzo dell'urea con conseguente riduzione dell'azotemia. Il principio tuttavia non si dimostra sempre efficace nei pazienti con insufficienza renale: forse la loro capacità di sintetizzare amminoacidi non essenziali non è sufficiente a sopperire al fabbisogno. E quando questo succede il paziente finisce per bruciare gli amminoacidi inutilizzabili incrementando la produzione di urea.

Probabilmente la tecnica migliore è quella di usare formule proteiche complete, ma con una quantità di proteine molto ridotta e rapporto calorie/azoto elevatissimo superiore a 400 Kcal/1 grN. Possiamo così ridurre l'apporto proteico da 1 gr di proteine/Kg di peso corporeo a meno di 1/3 di questo valore.

Queste soluzioni vanno usate mantenendo sotto controllo periodico il valore delle proteine plasmatiche che, in un così limitato apporto proteico, rischia di ridursi marcatamente.

L'apporto di elettroliti di queste soluzioni deve essere molto basso per potersi adattare alla maggior parte dei pazienti: questo però richiede un periodico controllo dei valori ematici degli elettroliti che eventualmente sarà necessario aggiungere a parte.

L'apporto idrico deve essere il più possibile ridotto utilizzando soluzioni iperconcentrate: liquidi aggiuntivi, se necessari, verranno infusi per vena o integrato attraverso la sonda nutrizionale.

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