Francesco Secondo Beggiato
botanico del XIX Secolo
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Delle Terme Exeganee


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Esposte per tal maniera le differenti opinioni sulla formazione delle sorgenti in generale, facciamci ora ad esaminare d'onde provenga la quantità di calore, di cui sono fornite quelle che per tal motivo termali vengono denominate.

Un sì curioso fenomeno fu dagli antichi spiegato in seguito a quanto vedeano operarsi naturalmente sotto ai loro occhi; quindi ne venne che ad interne fermentazioni, oppure ad un fuoco sotterraneo e centrale, od a vulcani nascosti attribuirono essi l'elevata temperatura delle acque termali. Ma d'allora che il celebre Lavoisier gettò i fondamenti della chimica moderna, e che si conobbe come il calorico si combini ai corpi, e come possa esserne sviluppato per altre combinazioni di sostanze più affini al corpo, a cui era unito, così dietro tali principii potendosi spiegare come gettando dell'acqua sulle piriti si svolga calorico e dei gas, vennero a tale causa attribuiti i vulcani, il terremoto, non che l'elevata temperatura delle acque, le quali passando per istrati piritosi favoriscono la decomposizione delle piriti stesse, ed il calorico che si sviluppa riscalda l'acqua ai differenti gradi di temperatura che si riscontrano nelle varie sorgenti termali. Dacché poi l'opinione del fuoco centrale immaginata già tempo, come abbiamo veduto, sepolta quale visione volgare, richiamata in seguito a nuova vita da Buffon, Mairan, Bajdlì ed altri, quindi abbattuta dal sistema di Newton, di Pallas, di Saussure e di Werner, e nuovamente riprodotta con forti appoggi dal Cordier; a questo fuoco o calore centrale indipendente da quello del sole si attribuì la formazione dei vulcani del pari che l'elevata temperatura delle calde sorgenti, venne in allora dichiarata insussistente la scomposizione delle piriti per mantenere alle sorgenti quel grado di calore che per secoli costantemente presentano, dovendo esse consumarsi, e quindi cessare il fenomeno, ciò che ancor non si vide. Militano però in favore dell'opinione che la scomposizione delle piriti sia la causa delle acque termali molti fatti da illustri chimici e fisici riscontrati. Sage dice trovarsi assai spesso alla superficie ed al fondo delle acque termali dei fiori di zolfo, e sulle pareti dei loro acquedotti dei cristalli di selenite, il tutto proveniente dalla decomposizione delle piriti. Ramond riconobbe la temperatura delle acque di Bagneres dalla stessa causa, scaturendo esse da terreni calcarei piritosi. Il Volta e Bongiovanni trovarono nelle acque di Caldiero i principii del basalte e dello schisto. Il Black, dietro le osservazioni di Stanley sulla natura del suolo d'Islanda, trovò l'origine dei principii che mineralizzano le acque termali da lui esaminate. Guetard osservò che tutte le termali della Francia passano per istrati puramente schistosi. Parmentier dice essere solforose quasi tutte le acque termali dei Pirenei. Riconobbe pure Tissington acquistare un grado sensibile di calore le acque che passano sopra strati di marna seminati di nodi piritosi. Secondo Rirwan la maggior parte delle acque termali ha origine dagli strati schistosi ricchi di solfuri, e dietro alcuni altri dai terreni secondarli, dai calcari cioé mescolati al solfuro di ferro. Osserva Breislak che i solfuri metallici o piriti possono andar soggetti ad una lenta e tranquilla decomposizione, che può durare per lungo corso di secoli, qualora essi però non s'infiammino, e che perciò nella loro scomposizione produrranno dei vapori e del calore. Porta egli pure l'esempio dei lagoni di Toscana e della solfatara di Pozzuoli, che fino dal tempo di Strabone producevano caldi vapori. Sarebbe questo un valido argomento a sostegno della presente questione, giacché se è l'acqua che ne promuove la decomposizione, questa non può essere che limitata alla sua azione, quindi lenta, e la sua presenza impedisce ben anco l'accensione dei mentovati solfuri. Ora dai principii che compongono le nostre acque, come ci risulterà dalla loro analisi e dalla natura delle rocce, che più sopra abbiamo enunciate, si scorge trovarsi nei nostri colli tali elementi sufficientemente abbondanti per appoggiare nel nostro caso la surriferita opinione. Si potrebbe però opporre che si rinvennero alcune sorgenti calde senza tracce di alcuna sostanza eterogenea in esso sciolta, ovvero depositata, ma puossi ancora rispondere che scorrendo quelle per un lungo cammino potrebbero spogliarsene, quand'anche migliori analisi non pervenissero a farle conoscere, dovendo la chimica ai celebri Bergmanji, Murray, Henry, Thenard e Berzelius i più esatti metodi di analizzare le acque, mostrandosi del tutto imperfette le anteriormente istituite, e disse perciò a tutta ragione Chaptal, che a coloro i quali si occupano dell'analisi di codeste acque non è concesso esaminare che lo spoltro di tali liquidi. Il Cordier, come poco prima accennammo, richiamando le altrui osservazioni e pensamenti, ed aggiungendone moltissime di proprie tendenti a comprovare la esistenza di un fuoco centrale stabili, persuaso della medesima, aumentarsi il calore di un grado del centigrado per ogni 25 metri di profondità nella terra, calcolo, che secondo d'Aubuisson de Voisins, è un po' variato, determinandolo egli di più di un grado dello stesso termometro per ogni 50 metri. Mediante la presenza di questo calore centrale che diversamente si manifesta secondo che variano le altezze della crosta solida terrestre, e che pelle frequenti soluzioni di continuo che la dividono fassi strada verso la superficie della terra, spiega egli come si riscaldino le acque termali, e mantengano costantemente un'invariabile temperatura.

Qualora fosse posta fuor d'ogni dubbio la presenza del calore centrale, certo che avrebbesi una giusta spiegazione di un tale fenomeno; ma conviene pur confessarlo, è quella ancora ipotetica. Innanzi tutto le profondità, alle quali vennero eseguite le sperienze, non sono sufficienti a dimostrarlo, piccolo essendo il rapporto col raggio terrestre; d'altronde gli strati terrestri supposti fluidi e sottomessi all'azione delle forze centrali ed alle leggi di rotazione, sembra che non occupino il posto voluto dalle loro gravità specifiche. Ma dipenderebbe egli piuttosto questo calore centrale, come sospetta d'Aubuisson, dalla chimica azione che esercitano fra loro i corpi del nostro globo, oppure la variata temperatura delle diverse profondità sotterranee sarebbe da attribuirsi con Patrin alla combinazione dell'ossigeno colle sostanze metalliche?

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