Thomas Robert Malthus, economista e demografo inglese
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La crisi del capitalismo

L’idea che il capitalismo sia intimamente contraddittorio è propria anche di Sismondi e di Malthus, i quali hanno in comune la tesi per cui il male del capitalismo è l’insufficienza della domanda effettiva, che determina una tendenza cronica alla sovrapproduzione, la quale non è la conseguenza finale di un processo di sviluppo e neppure un fattore ricorrente di crisi periodica, ma come una circostanza che dà luogo ad una difficoltà iniziale, da cui deriva l’impossibilità per il capitalismo di funzionare.

Per Ricardo invece la crisi è una conseguenza finale che matura lentamente in conseguenza dell’accumulazione. La negazione da parte di Ricardo che una insufficienza di domanda possa generare sovrapproduzione è legata alla sua accettazione della legge di Say, ossia della proposizione secondo la quale tutta la produzione del sistema può sempre essere venduta al suo valore per la buona ragione che la domanda destinata ad assorbirla ha un ammontare esattamente uguale al reddito che i soggetti economici hanno tratto dall’intero valore di quella produzione.

Sismondi e Malthus criticano proprio questa tesi.

Sismondi considera il capitalismo una economia la cui essenza consiste nel processo accumulativo, ossia nel sistematico allargamento dei mezzi di produzione impiegati e nel conseguente continuo aumento della produttività del lavoro. D’altro canto per Sismondi il reddito spendibile è speso in consumi per cui la spesa per l’acquisto dei mezzi di produzione non entra come componente della domanda effettiva. Per Napoleoni è un errore, in quanto il reddito formatosi nel processo produttivo e speso anche per l’acquisto di mezzi di produzione tesi sia a sostituire quelli consumati, sia quelli che debbono aumentare lo stock di capitale. La spesa per investimenti proviene soprattutto dai profitti dei capitalisti.

Invece per Sismondi i beni di consumo prodotti nell’ambito della produzione capitalista sono in massima parte destinati ai lavoratori, mentre la spesa per consumi dei capitalisti si rivolge in prevalenza a beni non ottenuti nell’ambito del modo capitalistico di produzione. Poiché il capitalismo è irrimediabilmente contraddittorio, la raccomandazione di Sismondi agli altri paesi è quella di non seguire l’esempio di sviluppo dell’Inghilterra e di seguire un modello di società con produttori agricoli indipendenti ed artigiani. Sismondi non crede che il capitalismo possa essere uno straordinario sollecitatore dello sviluppo delle forze produttive ed il risolutore della spaventosa crisi del mondo feudale. In questo senso la sua analisi non può avere per Napoleoni accoglimento.

Malthus vuole dimostrare non tanto che il capitalismo non possa funzionare, ma che per funzionare debba avere a fianco elementi di formazioni economiche precapitalistiche. Egli parte dalla distinzione operata da Smith tra lavoratori produttivi e lavoratori improduttivi :  i primi sono quelli che producono un profitto per i capitalisti che li impiegano, mentre i secondi sono impiegati fuori dal rapporto capitalistico e perciò non producono alcun profitto. Senza i lavoratori produttivi i capitalisti non potrebbero neppure esistere. Il reddito dei lavoratori produttivi è destinato alla spesa per consumi, mentre il reddito dei capitalisti (profitto) è quasi esclusivamente risparmiato. Quello che i lavoratori produttivi producono ha un valore uguale alla somma dei loro salari più i profitti dei capitalisti, mentre la domanda che sta di fronte a tale produzione ha un valore uguale ai soli salari.

Ciò significa che il meccanismo capitalistico contiene la sovrapproduzione come componente inevitabile. Questa tesi ha lo stesso errore di Sismondi e cioè l’idea che l’unica forma di spesa nella quale il reddito si trasforma sia la spesa per consumo. Inoltre anche la tesi di Malthus alla fine dimostra che il capitalismo non può funzionare in partenza. Malthus pensa che la differenza tra produzione e consumo non possa essere colmata altrimenti che con l’aggiunta al consumo dei lavoratori del consumo di classi e categorie ereditiere caratteristiche delle società precapitalistiche.

Queste categorie devono trasformare in consumi il risparmio capitalistico, ma così Malthus propone l’annientamento del capitalismo stesso perché annulla la fonte stessa del processo accumulativo. I due autori ritengono dunque che una crisi di sovrapproduzione è intrinseca al capitalismo fin dalla sua nascita, per cui è necessario in una certa misura tornare indietro. Perché queste tesi possano ritornare plausibili c’è stato bisogno di ulteriori riflessioni.

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