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    Caravaggio, pittore italiano del XVII secolo

    Gli ultimi anni

    Alla fine del 1606 Caravaggio giunse a Napoli, dove rimase per circa un anno, ricevendo numerose commissioni per pale d'altare da privati e confraternite. La fama del pittore nella città era ben nota a tutti. I Colonna lo raccomandarono ad un ramo collaterale della famiglia: i Carafa-Colonna, importanti membri dell'aristocrazia napoletana.

    Qui il Merisi visse un periodo felice e prolifico per quanto riguarda le commissioni: la più importante, ad opera di un mercante croato di Ragusa, Nicola Radulovic, fu la Madonna del Rosario; l'iconografia del dipinto venne impostata dal committente stesso che alla fine non acquistò più l'opera, che venne così modificata dal pittore e collocata all'interno della Cappella del Rosario nella chiesa dei domenicani.

    In tale periodo realizzò le Sette opere di Misericordia.

    Sette opere di Misericordia è un dipinto ad olio su tela (390 x 260 cm) fu realizzato tra la fine del 1606 e l'inizio del 1607 (fu consegnato ai committenti il 9 gennaio di quell'anno). Quest’opera è conservata al Pio Monte della Misericordia di Napoli ed è la rappresentazione delle “sette opere di Misericordia corporale”.

    La Congregazione del Pio Monte comprendeva tra i suoi aderenti anche Luigi Carafa-Colonna appartenente alla famiglia che protesse la fuga di Caravaggio da Roma.

    Sulla destra il "Seppellire i morti" è raffigurato con il trasporto di un cadavere di cui si vedono solo i piedi, da parte di un diacono che regge la fiaccola e un portatore. Il "Visitare i carcerati" e il "Dar da mangiare agli affamati" sono concentrati in un singolo episodio: quello di Cimone che condannato alla morte per fame in carcere fu nutrito dal seno della figlia Pero, e per questo fu graziato dai magistrati che fecero erigere nello stesso luogo un tempio dedicato alla Dea Pietà. Sullo stesso luogo fu poi edificata la Basilica di San Nicola in Carcere.

    Sulla parte sinistra altre il "Vestire gli ignudi" con una figura di giovane cavaliere, un San Martino di Tours che fa dono del mantello ad un uomo dalla posa michelangiolesca visto di spalle, allo stesso santo è legata la figura dello storpio in basso, anche questo episodio è un riferimento alla agiografia di Martino, un emblema del "Curare gli infermi". L'uomo che beve da una mascella d'asino è Sansone, messo lì a rappresentare il "Dar da bere agli assetati", nel deserto bevve l’acqua fatta sgorgare miracolosamente dal Signore. Infine "Ospitare i pellegrini" riassunto da due figure: l'uomo all'estrema sinistra che indica un punto verso l'esterno, ed un altro che per l'attributo della conchiglia sul cappello (segno del pellegrinaggio a Santiago de Compostela) è facilmente identificabile con un pellegrino.

    Quest'opera ha una composizione serrata, che concentra in una visione d'insieme diversi personaggi, ma può essere confusa con una semplice scena di genere, tant'è vero che sembra ambientata in una strada popolare di Napoli. La sua storia critica è un esempio di quanto la pittura di Caravaggio sia stata stata soggetta a fraintendimenti e letture fuorvianti. Uno dei luoghi comuni più frequenti è quello del pittore che coscientemente tradisce le volontà e le esigenze di rappresentazione dei committenti per dipingere scene di strada e popolaresche senza altre finalità.

     « Cosa dire di una composizione come Le Sette Opere di Misericordia dove ci vengono presentati i soli piedi di un cadavere portato a seppellire, una giovane isterica che offre il petto a un vecchio, alcune figure giorgionesche occupate in indecifrabili attività, e un uomo – c'è da supporre un medico – che guarda in controluce il contenuto di un bicchiere? »
     (Bernard Berenson nel 1951)

    Più recentemente gli studi di Maurizio Calvesi hanno riletto le opere del Merisi evidenziando nel caso di questo dipinto napoletano la vicinanza allo spirito del Catechismo redatto dal Cardinale Roberto Bellarmino del 1597, che seguendo la corrente pauperista in seno alla Chiesa della Controriforma propugnava il ritorno ai valori più puri del Vangelo e di conseguenza la pratica delle opere di Carità come mezzo di espiazione e di elevazione spirituale. In questa direzione va interpretata anche la presenza della figura della Madonna col Bambino in alto attorniata da due figure angeliche, non trattandosi di un miracolo, alluderebbe al ruolo della Chiesa nella promozione e nella pratica delle opere, ad esempio il mantello, di San Martino è metaforicamente dipinto come una forma elicoidale che partendo dalla figura di Maria giunge all'ignudo.

    Secondo l'osservazione di John T. Spike, l’angelo sospeso al centro trasmette la grazia che ispira le opere di misericordia. Lo studioso accenna anche l’insolita selezione di Sansone come emblema di “Dar da bere agli assetati”. Diversamente dagli altri personaggi del dipinto, e dai membri della Congregazione, l’eroico Sansone non sta compiendo un atto di misericordia, invece è lui che è salvato dalla grazia di Dio.

    Nello stile di Caravaggio il naturalismo, la scelta di soggetti reali nelle sue pitture, e l'alto livello di simbolismo sono condensati in un'unica scena. Il significato morale di fondo è il rapporto speculare tra le opere misericordiose che uomini compiono come avvicinamento a Dio e la misericordia della Grazia che Dio rende agli uomini, un tema che era logico trovare in una pala destinata ad una congregazione, come quella napoletana, dedita a questo tipo di attività assistenziale. Stilisticamente il dipinto si avvicina alle ultime pitture di Caravaggio a Roma, in particolare ricorda il Martirio di San Matteo per la soluzione compositiva di un gruppo di figure variamente atteggiate che si dispongono lungo delle direttrici a raggiera, ma si differenzia per l'utilizzo di una luce che scolpisce le forme attraverso un chiaroscuro più netto e frantumato.

     « La camera scura è trovata all'imbrunire, in un quadrivio napoletano sotto il volo degli angeli lazzari che fanno la "voltatella" all'altezza dei primi piani, nello sgocciolio delle lenzuola lavate alla peggio e sventolanti a festone sotto la finestra da cui ora si affaccia una "nostra donna col bambino", belli entrambi come un Raffaello "senza seggiola" perché ripresi dalla verità nuda di Forcella o di Pizzofalcone. »

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