Francesco Secondo Beggiato
botanico del XIX Secolo
Utilities

«

Delle Terme Exeganee


««     «     1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13     »     »»

Qualora ben si rifletta al semplice andamento che tiene la natura ne' suoi processi, all'esercizio delle fisico-chimiche leggi e a tutto quello di cui l'osservazione ci rende avvertiti, si deve confessare che l'ipotesi del sig. Referstein è del tutto insussistente, perciocché si sa benissimo che ha luogo l'unione dell'ossigeno coll'idrogeno mediante la scintilla elettrica, e che puossi artificialmente con tal mezzo ottenere l'acqua; ma io non dirò, come già disse un autore moderno, che la natura si serva del semplice abbassamento di temperatura per avere il fluido acqueo, poiché in questo caso non succede già la combinazione dell'ossigeno coll'idrogeno, ma bensì spogliansi i vapori acquei di quel grado di calore che in istato vaporoso tenevanli, e quindi formasi l'acqua, non essendo stati giammai que' due principii disgiunti dalla loro combinazione. Quindi pare che anche in natura dovrebbesi supporre un analogo mezzo, affinché una tale combinazione avvenisse, oppure un altro finora sconosciuto, mercè cui giungere per una serie d'ideali supposizioni a fondare la propria. Oltre di che se l'autore ammette che la terra trattenga l'ossigeno, ed emetta l'idrogeno, dove troverà egli quell'immensa quantità del medesimo che rendesi necessaria alla formazione di tant'acqua fondamentale? Di più egli dice che la terra o le masse pietrose che ne formano la corteccia assorbe l'aria atmosferica, la decompone e forma l'acqua, ma se una tale proprietà pur si conceda a quelle rocce decomposte, come, a parer mio, potrassi essa concedere alle immense masse granitiche e di calcare alpino, dalle quali pur si vede scaturire piccole e grandi sorgenti? Che se aggirato si fosse pelle alte montagne avrebbe inoltre veduto e sentito come nell'estate per una lunga siccità si dissecchino le più alte sorgenti, e la deficienza dell'acqua costringa le tante fiate i pastori a discendere con grave disagio nelle parti più basse colle lor mandre, ciò che non dovrebbe aver luogo, se l'acqua risultasse dal processo di respirazione della terra.

Dimostrata così l'insussistenza dell'opinione recentemente emessa dal signor Referstein, esporremo ora quella del celebre Patrin come la più fondata sulle leggi naturali, e confermata dall'osservazione. Parte egli per trovare l'origine delle sorgenti da due volgari fatti, che se dopo un forte gelo sopravvenga un vento caldo si sciolgono i vapori condensati lungo le muraglie in tanti piccolissimi canaletti, ciò che avviene egualmente di una bottiglia riempita di ghiaccio che vedesi tosto alla superficie esterna, quantunque bene asciugata, appannarsi, e poi cadere al basso grosse goccie d'acqua dai vapori acquei che si condensarono. Lo stesso processo ripetesi dalla natura pella formazione delle sorgenti. Allorquando l'aria sia di una temperatura calda s'impregna essa e si sopraccarica degli acquei vapori che si sollevano dalla superficie delle acque, e dai corpi umidi, si espandono essi per legge fisica equabilmente nell'atmosfera, ed incontrando la sommità delle montagne, ove la temperatura è quasi sempre allo zero, si condensano, si convertono in acqua, e scolano lungo le rocce. Sappiasi inoltre, continua il Patrin, che le montagne esercitano un' attrazione su tutti i corpi vicini, e quindi anche sui vapori (1); ed essendo conseguente ben anche alle leggi fisiche che convertiti in acqua quelli che giunsero i primi al contatto, gli altri pella propria espansibilità si portino ad occupare iL loro posto, costante sarà, e specialmente nella notte aumentata, la conversione dei vapori in acqua. Non è altrimenti che per questo che vediam noi le alte vette delle montagne mai sempre circondate da dense nubi, siccome vediamo quelle sparse nell'aria portarsi ai monti per effetto della loro attrazione, e colà condensarsi per l'abbassamento di temperatura, ove poi finiscono col convertirsi in acqua. Convertiti per tal guisa i vapori in acqua, penetra essa pegl' interstizii degli strati quasi verticali delle rocce primitive, tale essendo la loro struttura, si aprono a poco a poco fra le medesime una strada, e vengono al giorno o alla base od ai fianchi delle montagne: una tale formazione a strati quasi verticali delle rocce primitive fa sì che più facilmente si uniscano insieme le acque, e s'ingrossino, diminuendo per tal guisa il numero a strati delle sorgenti, in confronto alle montagne secondarie orizzontali e più compatti.

L'esattezza di una tale opinione viene dal fatto comprovata, poiché le molte volte mi dissetai ne' miei viaggi botanici sulle alpi vicentine, feltrine, tirolesi e svizzere coll'acqua che si raccoglie nelle piccole cavità delle rocce calcari e granitiche, e che vi si trova perenne, quantunque da lungo tempo npn piova, sapendo ognuno d'altronde essere rara la pioggia nelle alte cime, e come se non venisse ripristinata per l'assorbimento e pella evaporazione, sollecitamente dovrebbesi consumare una sì tenue quantità d'acqua. Ma che oltre i vapori condensatisi al contatto delle rocce, anche la soluzione delle nevi, e l'acqua di pioggia abbiano parte alla formazione delle sorgenti, parmi venir confermato dal vedere in moltissimi luoghi delle alpi retiche, tirolesi, svizzere e salisburghesi degl'immensi bacini formati da una corona di alte cime aventi nel fondo dei medesimi delle profonde voragini che ricevono tutte le acque che nei modi suddetti vi scolano. Sembra pertanto, se mal non mi
appongo, che tanta copia d'acqua ingojata da queste voragini nella guisa stessa debba comportarsi, che quella proveniente dalla condensazione dei vapori, e dar origine a delle sorgenti più o meno abbondanti secondo che resta più o meno riunita. Una prova poi della filtrazione delle acque del giorno, che a mio avviso vale a corroborare la enunciata opinione, l'abbiamo nella formazione di piccioli laghetti di sorgenti provenienti dall'alto, da fessure o crepacci delle rocce, da un continuo stillicidio nelle cave di pietre, di carbon fossile, nelle miniere, nelle saline, come potei assicurarmi personalmente a Costoza, in Agordo, a Primiero, in Baviera, a Salisburgo. Nel così detto Covalo di Costoza in ispezialità che altro non può essere, come per molte notizie è concesso di argomentare, che una delle antiche Latumie di Siracusa descritte anche da Cicerone, cioé una cava di pietre, nella quale impiegavansi nel principio i delinquenti, affinché coll'estrazione delle medesime si formassero la prigione in cui erano condannati a terminare un'infelice esistenza, la quale nel seguito, toltosi un sì barbaro costume, serviva di ricovero ad un gran numero di persone ch'entro rifuggivano con quanto aveano di prezioso, ed era loro necessario per vivere, non eccettuati gli stessi animali domestici, per sottrarsi alla crudeltà dell'orde barbariche che inondavano l'Italia, menando ovunque strage e rovina. Penetravasi in allora per lungo tratto nel monte, come prova il padre Macca nella sua Storia del Covalo di Costoza, ed ora al contrario entrati per soli 200 passi trovasi un grosso corpo d'acqua limpida, buona a beversi e con piccoli granchii ed altri insetti che in essa vivono, per cui è da ritenersi che scorra e si rinovelli; certo che tal quantità d'acqua non può altrimenti provenire che dall'esterno, siccome chiaramente lo dimostra eziandio il continuo abbondante stillicidio che si vede e si sente nell'interno del Covalo stesso.

L'acqua pertanto o dai vapori condensati formata, o proveniente dalla soluzione delle nevi, o di pioggia penetrando pegli strati delle rocce dà origine alle sorgenti, e poiché scorre frammezzo a sostanze solubili nella medesima, o che pel loro stato di massima divisibilità possono ad essa mescolarsi, quelle vi si uniscono, e vengono colla medesima al giorno più o meno lontano dal luogo ove naturalmente trovavansi, secondo che la sorgente stessa percorre più o men lunga strada. Egli è perciò che i mineralogisti tutti convengono che per giudicare della natura delle rocce che costituiscono una montagna si acquisti un giusto criterio dall'esame dei principii che depositano, o che tengono in soluzione le sorgenti che alla base o sui fianchi della montagna stessa scaturiscono. Una guida all'inversa trovano i chimici per l'analisi di una sorgente nella natura delle rocce, attraverso le quali sortono le sorgenti. In amendue i modi convengono tutti, ed è precisamente consentaneo alle conosciute fisiche leggi, che le diverse sostanze, di cui s'impregna l'acqua, provengano dalla natura dei terreni, pei quali essa scorre.

***

(1) D'Aubuisson De Voisins spiega il fenomeno dell'attrazione delle montagne nel modo stesso, con cui il mare getta sulle sponde i corpi in esso nuotanti; così, dic'egli, l'aria spinge le nubi contro le alpi.

Contatti Guestbook Forum Sondaggio
Aggiungi ai preferiti