Sabba

1/3   »»»
Americani
O americani che passeggiate frettolosi e stupiti tra le rovine del mio enorme corpo di pietra e ciuffi d'erba trifoglina, e siete incantati dall'odore delle ossa dentro di me seppellite, che ad ogni scavo di ruspa noiosa saltano fuori come al vostro Hallowen: datevi pace, concedetevi alcuni momenti di tregua nella vostra corsa continua. E vi farò sentire storie di dame e signori d'altri tempi, sussurrate dubbiose contro ponentino.
Sarò volentieri il vostro giullare devoto, per strade larghe e per vicoli stretti; non vi chiederò molto denaro, solo enormi mangiate, in compagnia, all'osteria che preferite, e bevute robuste per digerire, alla salute vostra! Dove volete andare di bello oggi? Volete visitare le mie rovine più antiche, o quelle più recenti; volete immergervi in un tessuto vibrante di sangue e fauci, o di coroncine bianche e oche che starnazzano? Volete essere buoni o cattivi nell'enorme emporio del tempo, ove s'acquista ciò che uno vuole e che più si confà alla moda del momento?
Suggerisco, signore e signori, di immergere la vostra mano preziosa nelle fauci della verità, di farvi staccare di netto l'arto, poiché quella signora a questa latitudine è molto bugiarda; ogni notte si rivolta più e più volte sul letto disfatto e rifatto, rifatto e disfatto.
E se sarete abili nel raccontare frottole divertenti che stuzzicano la voglia di sbeffeggiare riposta in ogni angolo del mio corpo infinito come l'oceano, sarete ricompensati con buoni maccheroni e bei mascheroni che fanno le boccacce.
Stasera voglio portarvi nella grande piazza bianca dove vivono, nascosti dentro la pancia dei cavalli, i folletti del secolo che muore, e non si fanno vedere da nessuno, perché hanno paura di morire ammazzati dalla ferocia dei tempi nuovi. Camminano ogni tanto sulle ali degli angeli di bronzo dorato. Sono folletti scompigliati da un vento contrario che li rende molto malinconici, loro, che erano così allegri dentro alle carrozze con i cavalli veri, zampe robuste e pelose, groppa insellata, occhi nascosti e chini di fronte al guidatore inquieto con la frusta, appena una manciata d'anni fa.
Quando si accendono le luci colorate, i folletti giocano sui candidi gradini e si ricordano i nomi sconosciuti dei signori che andavano su e giù a portare omaggio agli dei protettori, a dee capricciose, parlando al vento volubile, agli alberi della rupe Tarpea.
Americani! Vedete quella splendida cupola che di giorno sembra il grosso sedere di un mulo bianco, e nell'oscurità brilla di mille pietre preziose da Oriente? I folletti, prima di rifugiarsi nelle visceri di un cavallo morto, davano l'assalto gioioso ogni dì al cupolone; li vedevano ridere e bisbocciare spensierati come le fate davanti a Magnanapoli, sopra i gatti neri del passato musicale e succulento.

1/3   »»»