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Materiale
Gli oggetti sono importanti, soprattutto quelli che durano, che si sciupano col tempo, ma restano solidi a ricordarci persone lontane, altre cose, cerimonie, i morti. Io ho uno scrigno che mi ha lasciato l'eterna voglia di caramelle e cioccolatini, una foto che mi ricorda una persona che non c'entra niente con me, di cui non ricordo neanche il nome, ma siccome è una bella foto è lì grande, a troneggiare sulla parete come se quella ragazza che faceva il maschio col cappello di panno scuro mentre fuma una sigaretta e mi guarda sia veramente importante per me.
Sconosciuta sì, ma forse importante lo è. Spiegatemi perché io l'abbraccio con guanto di lana bianca e mi ricordo persino il freddo che sentivo in quel momento, addossato ad un muretto screpolato con dietro il parco d'inverno. Forse si chiamava... no, non ne sono sicuro.
Di muri cadenti ne ho visti a iosa tra le foto dei vagabondaggi senza meta, senza pensieri, con storie d'amore di qualche ora.
Un fungo allucinante di cristallo, una scatola laccata che un ragazzo rubò per me in una pasticceria, una cassetta musicale che ripete una frase, mai pronunciata dai miei grandi amori. Nemmeno chi la incise per un compleanno. Dopo quindici anni mi chiamò al telefono con la stessa voce ed io finalmente, era ora, mi negai.
L'ultimo regalino d'amore, una pietrina violacea, l'ho buttato via appena lui se n'è andato, perché non credevo che fosse magia. Infatti l'aereo è partito regolarmente.
Quando chiudo con una persona m'illudo di buttare via ogni oggetto a quella associabile, ma non è così. Rispuntano fuori da ogni dove le cose dimenticate, e nei momenti meno appropriati. Segni sul muro che non vanno via, bruciature di sigarette sulle lenzuola, macchie sui tappeti.
E allora ti ricordi che gli piacevano bicchieri enormi e che ti ha imparato a fare un caffè più buono e a lavarti il culo, ma non ha importanza, come non ce l'hanno le riviste rubate ad altri, i pensieri cattivi. Altre cianfusaglie.
Va bene aver tolto la posa annuale di sporcizia all'improvviso dall'ombelico, aver buttato dei libri, essermi accorto che avevo bisogno d'occhiali da vista, essere divenuto più veloce nel traslocare, più razionale nell'attrezzare nuove case, conservare in ottimo stato quelle abbandonate. Le chiavi sono essenziali in doppia copia solo per me, per esser certo di non restare chiuso fuori in una notte buia e tempestosa. E i fumetti, Paperino, le streghe, Paperone e Brigitta, come ho detto a chi non l'ha capito, giù per le scale di casa, chiuso fuori. La vita è meravigliosa.
Il basso che non ho mai suonato, il topo di Berlino, una goccia di smalto verde sul cotto.
E un altro nome importante che a fatica ho ricordato ora e mi ero completamente dimenticato. Un altro pezzo della mia divertente vita da collezionista.
Son più che soddisfatto, perché gli amici, pochi, sono quelli che prendono decisamente la loro strada, mentre i nemici e i falsi amici ti restano incollati per vederti morire.
Qualcuno a volte si riesce, facendo i salti mortali, a spedirlo sulla luna, e c'è sempre il pericolo che ritorni anche da lassù.
Così ogni giorno c'è il sogno d'un nuovo amico da incontrare e il desiderio di sfuggire a tutti gli altri, che purtroppo oramai si son fatti conoscere anche troppo bene.


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